I SINDACI DEL GARGANO/Il territorio è presidiato dalle forze dell’ordine ma gli omicidi restano irrisolti

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il Gargano vive una calma apparente, a cinque mesi dai fatti di sangue che hanno riacceso le faide. I paesi sono controllati da polizia e carabinieri ma gli esponenti di spicco dei clan sono quasi tutti liberi. Capaci di esercitare l’azione intimidatoria e di portare avanti le attività illecite, pronti a ripiombare come avvoltoi sugli imprenditori turistici appena la primavera si farà sentire.

 

«Serve un segnale forte dal punto di vista investigativo, bisogna colpire gli uomini dei clan come è stato fatto a Foggia», dice Giuseppe Nobiletti, sindaco di Vieste, do-

 

ve il 27 luglio il pregiudicato Omar Trotta fu assassinato in un ristorante. Episodio al momento senza responsabili, come gli altri tre avvenuti nell’anno precedente e la

 

scomparsa di Pasquale Notarangelo, quasi certamente caso di lupara bianca. A Vieste, del resto, voci di popolo assicurano che i Raduano continuano a comandare e che la scarcerazione del presunto boss Marco, avvenuta a febbraio, ha restituito linfa al gruppo.

 

«In questa situazione — prosegue il sindaco — il controllo del territorio con forze dell’ordine applicate non basta ma abbiamo bisogno di un commissariato o un presidio di polizia, almeno per l’estate». Perché il nodo del sistema messo in piedi dal ministro Minniti dopo la strage di San Marco in Lamis (in cui l’8 agosto morirono il boss Marco Luciano Romito, il cognato-autista Matteo De Palma e i contadini Luigi e Aurelio Luciani), del resto, è proprio questo: il Gargano è stato militarizzato, con l’invio di poliziotti del reparto prevenzione crimine di Bari e dei carabinieri dello squadrone Cacciatori di Calabria ma le promesse del Reparto prevenzione crimine a San Severo e dello squadrone Cacciatori Puglia — che renderebbero stabile tale presenza — sono ancora alle fasi autorizzative.

 

E il rischio, paventato dai sindaci, è che un cambio di governo alle elezioni del 4 marzo, faccia invertire anche la rotta degli ulteriori potenziamenti promessi per questa parte del Foggiano. «Tra amministratori abbiamo spesso discusso di tale eventualità — conferma il sindaco di San Marco Michele Merla — il nostro appello al ministro dell’Intemo è che non ci abbandonino di nuovo». E che le attività investigative diano i primi risultati: «Tanto controllo del territorio ci ha rassicurati ma vogliamo anche risposte giudiziarie, per la famiglia Luciani innanzitutto».