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IL GIORNO DELLA MEMORIA APPUNTI STORICI E RIFLESSIONI

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di VINCENZO NATURALE Il 27 gennaio si celebra il giorno della memoria. Data Istituita dal parlamento
italiano, prima dall’Onu con una risoluzione. Fatto, non casuale, del resto, che
rievoca l’arrivo dell’armata rossa ad Auschwitz. Con il termine shoah, tristemente
noto, si vuole indicare il genocidio del popolo Ebraico. Questa parola punta il dito
sulle atrocità commesse della razza umana. Non possiamo permettere, difatti, che le
generazioni future ripetano gli stessi errori. Anche per non sminuire la memoria
storica, quindi, dimenticare, la mole di persone che hanno perso la vita, sofferto
ingiustamente; subito situazioni surreali. Vengono i brividi a pensare che fatti simili
siano accaduti. In questa ricorrenza vengono commemorati, anche coloro che
hanno rischiato la vita per salvarne migliaia dalla sciagura; come ad esempio Giorgio
Perlasca e Oscar Schindler. Denutrizione, malattie, lavoro protratto fino ai limiti
fisiologici; umiliazioni continue, esecuzioni di massa con metodi oltre l’umana
comprensione. Era questo lo scenario dei campi di sterminio nazisti. Sopravvissuti a
quel terribile incubo come Primo Levi; dedicarono la loro vita alla narrazione delle
barbarie subite, come monito per le generazioni future. Famosissima la sua
grandissima opera, memorialistica, “Se questo è un uomo”. Dove con dovizia di
particolari l’autore descrive i fatti accaduti. Sovente le memorie storiche, purtroppo,
non sono del tutto efficaci, la cupidigia umana, difatti, riesce con maestria a
ripetere, sistematicamente, gli errori commessi. Nel secolo scorso, quasi a fine
millennio; altri massacri sono avvenuti in Europa. Il conflitto in Bosnia – Erzegovina,
noto come guerra dei Balcani, costituisce un chiaro esempio. L’assedio di Sarajevo
da parte dell’esercito Serbo diventerà simbolo, di atrocità, assurde; dove a farne le
spese nella maggioranza dei casi, la popolazione civile. Ancora una volta la storia si
ripete; l’odio etnico e religioso fanno la loro comparsa. Le donne abusate dai soldati
delle fazioni opposte; nonché i bambini massacrati pagheranno il conto peggiore di
queste follie. La lista delle aberrazioni non finisce qui, se consideriamo, a inizi
novecento, il massacro degli Armeni; lo sterminio è la deportazione messi in atto dal
popolo Ottomano. Non ultimo, per importanza, l’eccidio delle Foibe. Carneficina che
testimonia, ancora una volta, l’intolleranza ideologica accostata alla pulizia etnica
per spazzare via da quella che poi sarebbe stata la Jugoslavia di Tito i dissidenti del
nuovo regime. Persecuzioni che proseguirono fino al 1947. Tuttavia il dramma
continuò seppur in modo diverso per i sopravvissuti e gli sfollati. Difatti questi non
furono visti di buon occhio neppure da esuli. Senza contare gli attuali conflitti in
corso, diffusi in varie nazioni del mondo. Per diversità di credo nonchè odio razziale.
E’ dunque questo il contesto in cui si colloca, attualmente, il genere umano. “Una
babele ideologica”. Termine usato dal sottoscritto, per spiegare, in soldoni, che alle
soglie di un cyber futuro, dove persino le reti internet sono più connesse delle
nostre coscienze. Noi; specie intelligente, siamo ancora incapaci di un dialogo
costruttivo. Oggi la violenza e l’intolleranza si manifestano persino in nuove forme,
con preoccupanti segnali di ripresa; il fenomeno, dati alla mano, non è affatto in
diminuzione. La globalizzazione in atto, senza una vera unione, in ogni ambito; è
realizzata solo per metà. In pratica un processo evolutivo senza lo sviluppo di una
consapevolezza. A mio pare il progresso di una civiltà si misura affinando la capacità
negli individui di eliminare differenze e stereotipi di ogni genere. Oggi abbiamo a
disposizione mezzi straordinari, impensabili fino a qualche decennio orsono; per
poter diffondere, su’ vasta scala, un messaggio globale di pace e uguaglianza fra
popoli. Il mondo è nelle mani di tutti; abbiamo il dovere morale di cambiare e
migliorare la società, c’è lo impone persino il cambiamento di data. Prendere atto di
aver superato il “duemila”; dovrebbe farci comprendere che, una riflessione
accurata su lo stato attuale, di ciò che ancora accade ogni giorno; è cosa
assolutamente necessaria. Proporrei, persino, di concepire corsi, aperti a tutti. Per
favorire il cambiamento culturale basato sulla visione storica, antecedente; in modo
da evitare definitivamente che il passato, accorso, non si ripeta mai più. La
riconciliazione e la tolleranza sono un bisogno primario dell’umanità; necessità
impellenti. Queste devono nascere nell’individuo come un cammino spirituale, fonte
terapeutica dell’animo umano. Solo cosi’, tutti insieme, saremo pronti per affrontare
le conquiste future che ci attendono tra le stelle.
Vincenzo Naturale

 

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