Reddito di Cittadinanza, chi può rifiutare di andare a lavorare e perché.

0
2873

Com’e’ noto nei giorni scorsi è partita ufficialmente la fase due del Reddito di Cittadinanza che coinvolge le Amministrazioni Locali. Adesso, secondo quanto stabilito dalla legge, i beneficiari del sussidio saranno chiamati a lavorare per il loro Comune, attraverso il coinvolgimento – obbligatorio – nei cosiddetti Puc, ovvero i Progetti di Pubblica Utilità.
Infatti, i Comuni, ora potranno servirsi dei percettori del Reddito di Cittadinanza per la realizzazione di progetti e lavori di pubblica utilità avviati all’interno del proprio territorio e pensati per migliorare la vita della collettività ivi residente.
Questo rientra tra gli impegni che i soggetti che ricevono il sussidio devono preoccuparsi di rispettare. Il mancato rispetto di tale dovere comprometterà la loro posizione, fino a fargli perdere il diritto ai soldi erogati mensilmente nella card.
Tra coloro i quali hanno diritto al Reddito di Cittadinanza, però, vi sono alcune categorie esonerate da questo dovere, ovvero:
• i lavoratori con reddito da lavoro dipendente superiore a 8.145 euro o autonomo superiore a 4.800 euro;
• gli over 65 e i beneficiari della Pensione di Cittadinanza;
• le persone con disabilità;
• i componenti del nucleo familiare che si prendono cura di bambini piccoli (fino a tre anni), di disabili gravi o non autosufficienti;
• gli studenti;
• quelli impegnati in corsi di formazione finalizzati all’ottenimento di una qualifica o un diploma professionale.
I soggetti appena elencati possono non prendere parte ai Progetti di Pubblica Utilità e, nonostante ciò, continuare a godere del sussidio. Il rifiuto del lavoro, pertanto, non comporta alcun richiamo in questo caso, né la successiva esclusione dal Reddito di Cittadinanza.