Del gatto arrosto e di altri obbrobri .

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“Non si può pretendere che un immigrato capisca che uccidere e arrostire un gatto urta la nostra cultura e la nostra sensibilità, così come non si può pretendere che un immigrato sappia che violentare una donna, dalle nostre parti, è un reato grave.

Parimenti, non si può pretendere che si astengano dal fare i loro bisogni per strada, come i cani, né che si esimano dall’andare in giro a delinquere.

Dopotutto, si dice, fino a non troppo tempo fa erano gli italiani ad emigrare…

E niente, se essere di sinistra significa continuare ad inneggiare alla tolleranza indiscriminata – magari dall’alto di un attico lussuoso o da uno yacht ormeggiato a Montecarlo – pretendendo che gli italiani subiscano ogni genere di obbrobrio, rinneghino la loro cultura e perfino la loro civiltà giuridica, in nome di un’accoglienza pelosa che arricchisce solo le cooperative rosse, le ONG e i moderni trafficanti di schiavi, ma danneggia il resto del Paese, non c’è da meravigliarsi che la destra riscuota sempre più consensi.”

(post di Mariella Di Monte)