Saitef: sull’impianto di compostaggio allarmismi inutili, dopo il via libera del Consiglio di Stato.

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L’azienda replica alle illazioni

“Troppe falsità e notizie infondate. Sull’impianto di compostaggio Saitef di via Foggia solo bugie e allarmismi inutili”. Cosi la società Saitef dopo il via libera ottenuto prima dal Tar Puglia e poi dal Consiglio di Stato replica alle polemiche strumentali che da giorni circolano sui social e su alcune testate giornalistiche on line. La società intanto si appresta a seguire quanto disposto dal Consiglio di Stato che con la sentenza pubblicata nei giorni scorsi ha scritto la parola fine ad una vicenda che, a volte, ha assunto aspetti surreali. “Di fronte alle polemiche e illazioni senza senso a cui stiamo assistendo in queste ore riteniamo debba essere fatta chiarezza a tutela dei sanseveresi”. È quanto afferma Michele Calvano, delegato di zona della società Saitef srl titolare dell’impianto autorizzato, e aggiunge. “L’iter autorizzativo ha avuto nel 2016 i pareri favorevoli dell’Area V e Area VI del comune (Urbanistica e Ambiente), successivamente il via libera di Provincia e Regione. Senza un motivo valido si sta demonizzando una ditta privata che è arrivata lì dove il pubblico da decenni non riesce ad investire a scapito dei cittadini che pagano a caro prezzo tali ritardi con le imposte sui rifiuti nonostante le buone percentuali di raccolta differenziata. Inoltre si adducono motivazioni che sono campate in aria come una presunta presenza di amianto in quel sito”. Secondo il delegato della società a tale proposito centinaia di famiglie sanseveresi che hanno avuto la fortuna di lavorare presso lo stabilimento dell’Ex Safab possono testimoniare che l’amianto lì non c’è mai stato, a parte alcune coperture come in tanti capannoni e depositi presenti a San Severo, poiché si realizzavano tubi in cemento armato con calcestruzzo e ferro. “A testimonianza di ciò, come abbiamo già ribadito ci sono, inoltre – aggiunge il delegato della Saitef -, i sondaggi richiesti dalla Provincia che hanno dimostrato che in quel sito non c’è né amianto, né fanghi, né altro. In questi anni ai dirigenti competenti delle varie aree comunali e provinciali abbiamo consegnato qualsiasi tipo di integrazione e documentazione richiesta, pagando anche gli oneri urbanistici che ci sono stati richiesti per costruire. Il procedimento autorizzativo è durato anni, chiedere oggi come fa qualcuno di annullare la convenzione per il conferimento dei rifiuti all’impianto ed in contropartita avviare la procedura per un impianto pubblico consortile (ARO FG/4 alto tavoliere) aggiungerebbe un ulteriore aggravio di costi ai cittadini a causa di eventuali azioni legali risarcitorie che l’azienda potrà intraprendere. Attualmente il Comune spende per ogni tonnellata di rifiuti smaltita 200 euro più i costi di trasporto (fino a Taranto). Con il conferimento dell’umido alla struttura di via Foggia il costo per il comune sarà di 60 euro a tonnellata grazie proprio a quella convenzione che tanto viene demonizzata e che prevede anche royalties per 600 mila euro a favore dell’Ente per la realizzazione di strutture o manutenzione stradale a favore della pubblica utilità e l’impiego di manodopera locale. Si tratta di risparmi e opportunità per il territorio che qualcuno vorrebbe far perdere solo per mettersi al petto una medaglia di cartone, che niente ha a che fare con la tutela ambientale, visto che gli impianti di compostaggio vengono realizzati in tutta Italia proprio per attuare la strategia “Rifiuti Zero” e chiudere il ciclo dei rifiuti risparmiando nella gestione dei costi e in termini di inquinamento”.