Buongiorno a tutta la redazione ,mi chiamo G. C. e desidero condividere un incidente personale che mi ha profondamente scossa nella notte appena trascorsa. Lavoro come O.S.S. presso il Presidio Ospedaliero “Teresa Masselli Mascia” e, come ogni giorno, mi impegno a svolgere il mio servizio pubblico in questa “grandiosa e civile” cittadina.
Nella notte tra l’8 e il 9 novembre, dopo aver coperto il mio turno, mi sono diretta verso la mia automobile, parcheggiata in uno degli spazi incustoditi che purtroppo devo utilizzare a causa della mancanza di un parcheggio adeguato per il personale. Da quando lavoro qui, ho richiesto per ben quattro anni l’accesso al parcheggio riservato, ma senza successo. Le difficoltà nel soddisfare questa esigenza fondamentale mi costringono a lasciare la mia auto in zone poco sicure e frequentate da persone in difficoltà.
Questa mattina, al termine della mia notte di lavoro, ho trovato la mia auto vandalizzata. I segni di calci, graffi e tentativi di scasso mi hanno lasciata in uno stato di shock. Non solo ho subito un danno economico considerevole, essendo la mia auto l’unico mezzo di trasporto della mia famiglia, ma anche un danno psicologico profondo. Mi sento violata nella mia privacy e, onestamente, ho paura di entrare nella mia stessa automobile.
Questa situazione non è solo un episodio isolato, ma riflette una realtà più ampia: l’incuria e l’indifferenza nei confronti di chi lavora in un settore fondamentale come quello della salute. L’assenza di un parcheggio adeguato per il personale sanitario, unita alla presenza costante di situazioni di degrado, crea un ambiente di lavoro insostenibile.
Ringrazio la mia città per la mancanza di misure concrete e per l’assenza di sicurezza, e mi chiedo: come possiamo continuare a lavorare in tali condizioni? Lunedì tornerò al lavoro, ma con un peso sul cuore e un senso di vulnerabilità che mi accompagnerà.
Spero che questo grido disperato di vergogna non resti inascoltato. Se necessario, sono disponibile a fornire prove fotografiche dei danni subiti.
Cordiali saluti,
G. C.