Dopo 40 giorni ai domiciliari, è stato rimesso in libertà con obbligo di dimora a Cagnano Varano il vigile urbano Pasquale Coccia, trentanovenne del luogo, accusato di estorsione, tentata estorsione, danneggiamento e falso sul presupposto che avrebbe minacciato sia il nuovo capo dei vigili urbani costringendolo a rinunciare all’incarico, sia la coordinatrice della polizia municipale facendo anche esplodere una bomba sotto l’auto di quest’ultima senza però riuscire in questo caso a farle fare marcia indietro: Coccia si dice innocente, pur se nell’interrogatorio di garanzia in Tribunale nei giorni successivi all’arresto, si avvalse della facoltà di non rispondere vista la mole di atti d’accusa e il poco tempo per leggerli tutti (la difesa ha poi dichiarato la disponibilità dell’indagato ad essere ascoltato dal pm). Il gip del Tribunale di Foggia Carlo Profano, che aveva firmato su richiesta della Procura l’ordinanza cautelare ai domiciliari nei confronti di Coccia eseguita dai carabinieri lo scorso 17 novembre, ha ora rimesso in libertà l’indagato, accogliendo l’istanza dell’avvocato Raul Pellegrini. Il difensore nel chiedere la revoca dei domiciliari ha « sostenuto che le esigenze cautelari sono ormai cessate visto che l’indagine e è conclusa per cui non c’è pericolo di inquinamento delle prove; che i fatti contestati risalgono all’autunno del 2016;, che Coccia in seguito all’arresto è stato sospeso dal suo incarico. Il giudice ha concordato con la tesi difensiva restituendo la libertà all’indagato, sia pure imponendogli l’obbligo di dimora a Cagnano Varano. Il punto di partenza dell’indagine, coordinata dalla Procura e condotta dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di San Giovanni Rotondo e dai colleghi della caserma di Cagnano Varano, è la bomba esplosa la notte sul 10 ottobre del 2016 sotto la «Opel Corsa» di una collega dell’indagato, che era stata nominata coordinatrice della polizia municipale, ruolo cui avrebbe ambito l’indagato che con l’awertimento avrebbe cercato di indurre la vittima a rinunciare all’incarico, secondo la prospettazione accusatoria. L’esplosione causò il danneggiamento dell’auto, peraltro poi completamente bruciata in un secondo avvertimento del marzo scorso, del quale però non si conoscono né i responsabili né il movente. La proprietaria dell’auto dopo la bomba dell’ottobre 2016 raccontò ai carabinieri di lavorare da nove anni al Comune e diessere «stata nominata da un anno il ruolo di coor-dinatrice del corpo di polizia municipale, il che non era stato ben accettato da tutti. Le indagini puntarono su Coccia, la magistratura autorizzò intercettazioni con l’indagato che avrebbe pronunciato alcune frasi («sopra la devo mettere non sotto» avrebbe detto il vigile urbano in risposta a chi gli chiedeva se fosse andato lui a mettere la bomba sotto l’auto della coordinatrice) che nell’ottica accusatoria dimostrerebbero il coinvolgimento di Coccia, in concorso con altre persone rimaste ignote, nell’avvertimento alla collega. Peraltro nel 2015 Coccia – dicono Procura e carabinieri – avrebbe minacciato la persona scelta dal Comune di Cagnano Varano per diventare comandante dei vigili urbani: il candidato prima sarebbe stato contattato da Coccia che gli disse che s’aspettava d’essere scelto lui come comandante avendo già svolto quelle mansioni; poi fu avvicinato in strada in paese (non a Cagnano) da uno sconosciuto che gli disse: «Tu a Cagnano Varano non ci devi venire come comandante, un comandante già ci sta: se vieni a Cagnano passerai dei guai». All’indomani di quell’avvertimento, il candidato comandante della polizia municipale rinunciò all’incarico.