Anche due garganici nella lista “Potere al Popolo” alle elezioni Politiche di marzo

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Si tratta del sammarchese Giacinto Soccio, detto Antonello, membro della segretaria regionale del partito e già segretario provinciale del Prc di Capitanata. Lo stesso si batterà per il Senato della Repubblica nel collegio di Foggia-San Severo. C’è poi, Roberto Cappucci, attivo segretario del Prc di San Giovanni Rotondo in lizza, quale capolista, per la Camera dei Deputati, nel collegio plurinominale Puglia 4, che comprende i 4 collegi plurinominali di Andria, Cerignola, Foggia e San Severo, seguito a ruota da Soccorso Sabina Di Carlo, Cosimo Damiano Matteucci e Mariassunta Marchesani.

Di seguito il resto delle candidature. Sempre, per la Camera, nel collegio uninominale di Andria è stato designato il succitato avvocato Matteucci di Barletta, in quello di Cerignola il locale segretario del Prc Savino Franzi, nel collegio di Foggia la giovane attivista Marchesani, detta Mary ed infine nel collegio di San Severo la Di Carlo, entrambe espressioni del Partito del Sud e già nominate.

Per il Senato, nel collegio di Andria, la designata Maria Lucia Rollo. Secondo il comunicato pervenutoci, quanto sopra sarebbe scaturito dall’assemblea territoriale di “Potere al Popolo”, la lista dal basso, nata grazie all’impulso del centro sociale “Je so pazzo” di Napoli. Lista che unisce, come già scritto in precedenza, movimenti, sindacati di base e partiti politici di sinistra, appunto Rifondazione Comunista. Alla predetta assemblea, a quanto ci fa sapere, coordinata dal giovane ed onnipresente segretario provinciale del Prc, Luciano D’Aiello, hanno preso parte, oltre a numerosi iscritti e simpatizzanti provenienti da ogni dove, compresi i 20 delegati designati allo scopo dei Collegi di Andria, Cerignola, Foggia e San Severo.

Ci si fa sapere che “Potere al Popolo” è un nuovo soggetto politico, ispirato dai predetti movimenti, che si presenta per la prima volta alle elezioni. La sua nascita non sarebbe né interessata, né casuale, ma scaturisce da 120 assembleeterritoriali che hanno toccato quasi tutte le realtà italiane, definendo dal basso programmi e candidature. Nel farlo il movimento ha inteso rappresentare l’area del non voto, ossia i precari, gli sfruttati, gli esodati, i disoccupati. E – a quanto emerge ancora dallo scritto in parola – “ chi crede nella giustizia sociale, nella solidarietà, di chi non si arrende a questo stato di cose e per questo decide di prendere in mano il proprio destino partecipando e mettendoci la faccia. Perché se nessuno ci rappresenta, se nessuno sostiene fino in fondo le nostre battaglie, si conclude – allora dobbiamo farlo noi. Perché siamo stanchi di aspettare che qualcuno venga a salvarci…”

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