Reddito di cittadinanza/ “I 740 euro? C’è un errore nel programma elettorale del M5S”

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Prima di capire cosa sarà il Reddito di cittadinanza a 5 stelle, vale la pena di ricordare a chi speranzoso si rivolge oggi ai Caf che, in questo momento, non c’è un nuovo governo a trazione grillina. Nella legislatura morente non c’è una norma al riguardo. Nel 2013, è vero, fu presentato un disegno di legge, a prima firma Nunzia Catalfo, ma è rimasto lettera morta. Quindi, la legge che dovrebbe istituire questa misura non esiste. Non c’è la copertura finanziaria relativa. C’è nulla di nulla. Anzi no. Una cosa c’è. C’è che la cifra del Reddito di cittadinanza, riportata nel programma elettorale 2Ó18, è errata. Come si può verificare, nel programma del Movimento on line sul loro sito, nel capitolo «Lavoro», per i pentastellati: «Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta al cittadino al fine di reinserirlo nella vita sociale e lavorativa del paese». Stando agli estensori del programma elettorale, la sua introduzione avrebbe un duplice effetto positivo giacché: «Garantisce la dignità dell’individuo e solleva il paese dalla profonda crisi occupazionale ed economica». Come? «Esso si configura – spiegano i grillini – come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini che versano in condizione di bisogno». Di quanti soldi stiamo parlando? Il programma che li ha fatti trionfare alle elezioni parla di 780 euro al . mese per i single. Per amor di precisione, affermano che «l’ammontare è attualmente fissato sui 780 euro mensili per persona singola e parametrato sulla base della scala OCSE modificata per nuclei familiari più numerosi».
Secondo M5s, infatti, «l’ammontare dell’erogazione è stabilita in base alla soglia di povertà relativa calcolata sulla base del 60% del reddito mediano equivalente prò capite, calcolata sulla base dei pa-rametri europei che definiscono la condizione di rischio di povertà». Ed ecco l’inghippo: relativamente all’ultimo rapporto Istat (quello 2017, su dati 2016), l’Istituto di statistica spiega che «la soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile pro-capite nel Paese, e nel 2016 è risultata di 1.061,50 euro», 636 euro al mese per chi
vive da solo. Che, per carità, sono sempre meglio di niente. Ma parliamo di 144 euro in meno, rispetto ai 780 euro. La «Gazzetta del Mezzogiorno», ovviamente, ha chiesto conto al Movimento di questa discrepanza. I pentastellati, fatte le debite verifiche hanno appurato che c’è stato un errore nella redazione del programma elettorale. In pratica, spiegano, anziché fare riferimento alla «soglia di povertà relativa», nel loro programma 2018 hanno inserito una cifra (i 780 euro) che si riferisce a tutt’altro, ovvero alla «soglia statistica di povertà Eurostat 2014». Stiamo quindi parlando, con tutta evidenza, di un dato prodotto da altro istituto (l’Ufficio statistico dell’Unione Euro¬pea), di una cifra datata e che, dovendo essere comunque agganciata all’andamento dell’economia, e delle povertà, quando e se vedrà la luce il Reddito di cittadinanza sarà molto probabilmente ancora diversa. Per essere seri, oggi possiamo solo dire che sarà una cifra «ics». Il programma del Movimento 5 stelle chiarisce infine che «alcune delle principali finalità di questo strumento sono quella di contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale, prevenire gli effetti della quarta rivoluzione industriale e sostenere l’acquisizione di competenze e rinserimento lavorativo. All’interno della misura – dicono i grillini – prevediamo anche la creazione di un Osservatorio nazionale sul mercato del lavoro». Se nella norma che (forse) sarà varata in futuro verrà preso a riferimento il disegno di legge Catalfo, potranno accedere al Reddito di cittadinanza i maggiorenni disoccupati o inattivi che percepiscono un reddito o una pensione inferiore alla cifra «ics» di cui sopra.
Molto probabilmente, l’iscrizione ai Centri per l’impiego sarà obbligatoria (fatte salve alcune situazioni che potrebbero riguardare i casi di genitori di bimbi fino a 3 anni, i disabili e i pensionati) così come potrebbe essere obbligatorio seguire i corsi di formazione, lavorare a «progetti sociali» del Comune di residenza 8 ore a settimana, ed essere pronti ad accettare un’offerta di lavoro. Se si dovessero rifiutare 3 proposte di impiego «ritenute congrue» si perderà il diritto al Reddito di cittadinanza «ics».

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