GESU’ L’ANUNNAKO/”Anunnaki” / “Coloro che dal cielo scesero sulla Terra”

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di Pietro Albanese

Quando diciottenne, nel 1973, decisi di leggere la Bibbia, ero certo di trovare le soluzioni alle domande rimaste sino ad allora prive di risposte. Chi erano : Dio, Gesù, gli angeli, i patriarchi, i profeti, i santi…Non fu così. Man mano che andavo avanti nella lettura del sacro testo, le cose mi apparivano sempre più confuse. Ricordo come se fosse oggi che un “passo” della Bibbia, in particolare, destò in me una curiosità divenuta col tempo quasi patologica. Il passo in oggetto è tratto dalla “Genesi“ (6 – 1,4) ed è ancora motivo di concitate discussioni dialettiche circa la sua interpretazione :“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio…ne presero per mogli quante ne vollero… C’ erano sulla terra i giganti a quei tempi…Sono questi gli eroi dell’ antichità, uomini famosi”. I quattro versetti della Genesi suscitarono la mia curiosità spingendomi  in questi ultimi anni a formulare, insieme a Roberto Boncristiano, una ipotesi affascinante e contrapposta alla canonica versione interpretativa. E’ lapalissiano che i lettori e soprattutto gli “allineati“, siano liberi di prendere le distanze da tutto ciò che questo articolo porrà in evidenza. Tuttavia, a tutti coloro che giudicheranno con sarcasmo questa “ comunicazione espressa attraverso la scrittura“, rammenterò laconicamente una dichiarazione del Vescovo Clemente di Alessandria ( I sec.  d.c.) : “Non tutte le cose vere devono essere dette agli uomini“ . Per non apparirvi presuntuoso, sarà bene chiarire che le mie considerazioni personali si basano sulle teorie controverse di due grandi ricercatori internazionali a voi già noti : Zecharia Sitchin e Laurence Gardner. Del prof. Sitchin, malgrado gli innumerevoli detrattori, si parla tanto, poiché è riuscito con caparbietà a far conoscere le sue elaborazioni, inquietanti per molti, delle famose tavolette ataviche sumere. Pur avvalendomi del pensiero sitchiniano, del quale con il prof. Roberto Boncristiano abbiamo ampiamente documentato su “Area di Confine“ (vedi numeri di giugno-luglio-agosto 2009), questa volta si evidenzierà il personaggio Gardner, meno noto ma scomodo almeno quanto Sitchin. In effetti di Laurence Gardner si parla pochissimo, poiché propone ai lettori una versione storica plausibile, ma ampiamente osteggiata e resa invisibile da oltre due millenni. Prima di procedere con Gardner, ritengo opportuno tornare sui quattro versetti del capitolo “6“ della  Genesi biblica. In sintesi, il capitolo “6“ evidenzia due soggetti ben distinti : gli uomini e i figli di Dio. E’ scritto poi che le figlie degli uomini, unendosi ai figli di Dio, generarono i “ giganti“ , eroi famosi di quei tempi. Soffermandomi su quelle frasi, la prima domanda che mi posi a quel tempo fu : “Ma allora, chi sono gli uomini e chi sono i figli di Dio?“. Non ricordavo durante le funzioni in chiesa di aver mai ascoltato questa storia. Sin dagli anni del catechismo non ci hanno sempre detto che siamo tutti figli di Dio? Qui, invece, si fa una netta distinzione fra uomini e  figli di Dio. Ma allora  chi siamo noi se la Bibbia afferma che uomini e figli di Dio sono soggetti differenti?. La Genesi non dà ulteriori informazioni in merito e pertanto la mia curiosità mi indusse a cercare altrove. Un meraviglioso aforisma di Socrate così recita :“ Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta“. All’ inizio della mia ricerca, consultai teologi ed esegeti di turno chiedendo loro : “Chi sono i figli di Dio citati nella Genesi?La risposta era sempre la stessa : “I figli di Dio sono gli angeli, gli angeli caduti” . Ad ogni mio tentativo di obbiettare che la Genesi non accennava ad “angeli caduti“ ma a “giganti“, la risposta era : “La Bibbia va interpretata“. Alla mia insistenza sul perché dover accettare l’ interpretazione ecclesiastica, mi si diceva che “la Chiesa in quanto comunità ha il compito esclusivo di interpretare la parola di Dio, e non il singolo credente, che può cadere in errore, per cui la interpretazione della Chiesa andava accettata così com’era e dunque per Fede“. Questo atteggiamento, che pone una pietra tombale sulla questione, risulta acritico e dunque dogmatico, secondo l’opinione di Walter Malatesta, prezioso interlocutore, con il quale condividiamo tantissimi argomenti a riguardo. Sempre più frustrato e non convinto della interpretazione dottrinale della Chiesa di Roma, cercai sulla Bibbia ebraica il significato di “figli di Dio“. Con grande sorpresa  trovai il termine “Nefilim“, la cui traduzione ebraica è  “coloro che furono buttati giù, coloro che caddero“. Anche i rabbini, interpellati a tal proposito, alla domanda“ chi sono i figli di Dio“  rispondono  “ sono gli angeli caduti“. Varie correnti di pensiero hanno cercato di dare un senso compiuto a tutto ciò, distinguendo tra figli di Dio, Nefilim e giganti. Il risultato però è stato quello di rendere ancora più ingarbugliata questa vicenda che la Bibbia propone in modo stringato. Per molti anni le mie domande sono rimaste inevase finchè qualcosa accadde provocando l’ illuminazione. Nell’ articolo “Il faro degli Dei“ ( numero 44 di Area di confine,  maggio 2009), spiego bene l’ episodio della mia “folgorazione“ avvenuta in Egitto innanzi alla Grande Piramide di Khufu, che, a quanto constato, ha impressionato favorevolmente Ennio Piccaluga, tanto da citarlo nel suo editoriale di settembre (N° 48-2009). La spinta definitiva alla mia ricerca mi fu data alla, fine degli anni ’90, dal carissimo amico Roberto Boncristiano, che, accortosi della mia propensione all’ argomento, mi disse durante un colloquio cordiale : “Bene, vedo che sei pronto. E’ tempo che tu legga il  libro  “Il pianeta degli Dei“, di Zecharia Sitchin“. Fu proprio leggendo questo testo che scoprii i Sumeri, popolo semi-sconosciuto che attraverso i propri testi sacri riferivano di esseri che abitavano prima degli uomini il nostro pianeta, gli Anunnaki, il cui significato letterale, ormai arcinoto ai lettori, è  “coloro che vennero giù, coloro che scesero dal cielo“. Spero che questa lunga introduzione non vi abbia annoiato. Serviva a introdurre il personaggio chiave di questo articolo, Laurence Gardner. Personaggio emblematico, Gardner si dichiara Maestro Massone della Grande Loggia Unita D’Inghilterra nella sua ultima opera “I segreti della Massoneria – l’ ombra di Salomone” (L. Gardner –Newton & Compton ed. – 1° ed. ital. Febbr. 2009). Dichiara, inoltre, nella introduzione al suo ultimo libro la sua fuoriuscita dalla Loggia inglese, poiché troppo impegnato nella sua attività di ricercatore indipendente. Detto questo, credo sia indispensabile chiarire un aspetto che mi lega simbioticamente con la ricostruzione storica alternativa degli eventi proposta in questa sede . Onde evitare ogni minimo dubbio, esprimo attraverso queste note totale apprezzamento per il lavoro svolto da Gardner nell’arco di questi anni. In particolare, doverosa è la citazione di due sue opere fondamentali : “Le misteriose  origini dei Re del Graal “ e “La linea di sangue del Santo Graal“ (Newton & Compton). Agli scettici accademici che avranno da ridire, dedico una massima di Isaac Newton : “Un uomo può immaginare delle cose che sono false ,  ma può comprendere soltanto quelle che sono vere” . Il mondo accademico accetta sempre con meno riluttanza che furono gli ancestrali testi ritrovati negli scavi archeologici mesopotamici ad ispirare i compilatori della Bibbia, soprattutto durante la permanenza forzata degli Ebrei in Babilonia, dopo la prima distruzione del Tempio di Gerusalemme (586 a.c.). E’ risaputo che fu il grande condottiero Nabucodonosor a consentire agli israeliti deportati il libero accesso agli archivi storici babilonesi, dove attinsero informazioni vecchie di almeno un millennio. Sintetizzare il lavoro certosino documentato del nostro ricercatore non è stata impresa facile. Pertanto vi rimando alla lettura dei suoi testi per un approfondimento sull’ argomento. Coloro che hanno letto nel corso degli ultimi due anni i miei articoli sanno che mi esprimo in modo molto diretto, non essendo mio costume usare le mezze frasi per dire ciò che penso. Anche in questa occasione ritengo che la chiarezza sia la migliore arma per farsi comprendere. “La comprensione è il fine ultimo della ricerca ; comprendiamo se vorremo essere compresi“. E questa è la versione storica mesopotamica proposta da Laurence Gardner. Centinaia di migliaia di anni fa arrivarono sulla terra gli Anunnaki (i Nefilim, i Guardiani). Grazie ad un intervento di alta ingegneria genetica, il DNA anunnako fu fuso con quello di un essere scimmiesco che già abitava la terra. Fu creata così una nuova razza ibrida, quella degli Eljo. I figli degli Anunnaki si incrociarono successivamente con le figlie degli Eljo, dando luogo alla razza dei Nafidem. Ulteriori passaggi nel campo della manipolazione genetica diedero come risultato l’ uomo di Cro-Magnon, l’ homo sapiens-sapiens: noi! Quando gli Anunnaki “caddero“ sulla terra, il capo della spedizione si chiamava En.Ki. (Signore della Terra). In seguito, fu affiancato da un fratellastro, En.Lil. (Signore del Comando). I Sumeri raccontano inequivocabilmente che En.Ki. ed En.Lil., figli di An (o Anu , Signore del Cielo), avevano due vedute completamente diverse sulla conduzione della “Missione Terra”. En.Ki. era lo scienziato artefice della creazione dell’ uomo, e perciò principe benevolo, paladino della propria “creatura “. En.Lil., invece,  fu sin dall’ inizio contrario al “progetto umano“ e per questo fu sempre visto dagli uomini come un Dio molto duro, fervido sostenitore delle rigide leggi imposte agli esseri umani. En.Ki., chiamato anche E.A. (Signore dell’ acqua) era il padre di Qayin (Caino) partorito da Khawa (Eva). Dall’ unione di Khawa e Adapa (Adamo) nascerà Abele. Caino era il figlio destinato alla discendenza della “ Casa Del Dragone Messianico“, ma la sua figura fu oscurata dai compilatori biblici a favore del lignaggio di Seth, secondo figlio di Adamo ed Eva. La ricostruzione mesopotamica degli eventi ci dice anche che Adapa (Adamo) sposò in seconde nozze Eva, poiché ripudiato dalla sua prima consorte, Lilith, “Regina Dragone“, discendente di “Sangue Puro Anunnaki“, nipote del Dio del comando En.Lil.. I lettori più curiosi sapranno sicuramente che le discendenze di Caino e Seth, così come riportate dal testo biblico, hanno stranamente nomi molto simili in comune. Le sequenze dei patriarchi tendono a confondere strategicamente il “fedele“. Per rendere l’ idea, riportiamo le due discendenze: Caino-Enoch-Irad-Mehujael-Methusalel-Lamek, e Seth-Enosh-Kenan (Cainan)-Maalaleel-Jared-Enoch-Methuselak-Lamek-Noè. Nella Genesi si precisa che Lamek aveva due mogli, Ada e Tsillah. Dalla prima moglie Lamek ebbe Jabal e Jubal, dalla seconda ebbe”Tubal-Cain“ . Da una indagine più approfondita scoprirete che Tubal-Cain fu considerato il Grande Patriarca dei “Maestri Artigiani“ e Giuseppe, marito di Maria e padre di Gesù era un “maestro artigiano“ . Un aspetto di rilevanza prioritaria ci è stato abilmente nascosto nel corso dei secoli. Le due discendenze patriarcali riportate nella Bibbia avevano un’ importanza fondamentale per il popolo di Dio. La discendenza di Caino era “messianica-regale“, quella di Seth ”sacerdotale”. Qayin era un personaggio troppo scomodo per poter essere riconosciuto come capostipite della discendenza messianica, essendo discendente diretto di En.Ki., uno dei capi Anunnaki e avversario di En.Lil., dunque una figura chiave della genealogia aliena, e pertanto i redattori biblici riportarono una versione diversa da quella mesopotamica. Dalla discendenza diretta di Qayin nasceranno dinastie faraoniche, che intrecciandosi con il popolo israelita, ristabiliranno quella ”sequenza regale messianica“ smarrita, ma ritrovata attraverso figure emblematiche come quelle di Giuda (figlio di Israel-Giacobbe), Davide e Gesù. Strettissime commistioni emergono in soggetti come Enoch, Noè, Qayin, Thoth (lo scriba degli Dei), Cam (Khem), Melchisedek (il Sommo Sacerdote), Zarathustra, ed altri ancora…, ma la storia è troppo lunga e altri personaggi si impongono all’ attenzione, uno su tutti Abramo. Abram, figlio del sacerdote astronomo Terah, discendente del patriarca mesopotamico Heber-Abhar (2480 a.c.), proveniente da Ur di Caldea (mesopotamia), fu scelto da Dio, dice la Bibbia, come capostipite del popolo prediletto. Dalla ricostruzione di Gardner colui che oggi è chiamato “Dio“, corrisponde al Dio di Mosè Yahweh o Geova, già conosciuto come El Shaddai, El Elyon, Ilu.Kur.Gal, tutti appellativi che ricondurrebbero al Signore della Montagna, il Signore del Comando En.Lil. E’ questo  un altro aspetto che sarebbe importante approfondire. Poche righe però non renderebbero giustizia alla ricostruzione certosina di Laurence Gardner e pertanto vi consiglio un ulteriore approfondimento. Nel prosieguo di questo affascinante racconto, si dovrà fare a meno di concedere spazio ad altri protagonisti del calibro di Sara (moglie e sorella di Abramo), Isacco, Esaù, Giacobbe e di suo figlio Giuseppe (quello d’ Egitto), non meno importanti di Abramo. Facendo un salto di qualche centinaio di anni, arriviamo all’ episodio dell’ esodo  di Mosè. La storia di Mosè inizia (nella Bibbia) con il suo salvataggio dalle acque del Nilo. Esiste una storia molto simile dal titolo “La leggenda di Sharrukin“, che diventa Sargon Il Grande Re di Accad (2371-2316 a.c.). In un testo assiro che riguarda Sargon è scritto:”Mia madre mi concepì, mi partorì di nascosto, mi mise in un cesto di giunchi e sigillò il coperchio con la pece. Mi mise nel fiume, che non si sollevò su di me. Il fiume mi sostenne, e mi condusse ad Akki, colui che trascina l’ acqua“. Il significato di Mosè, secondo Giuseppe Flavio (storico n. 37 d.c.), deriva da “mo“ (acqua) e “ uses“ (salvato dalle acque), da qui Mo-uses/Mosè, nome tutt’ altro che ebraico ed inequivocabilmente egiziano. Da questo particolare prese spunto Sigmund Freud per la sua personale versione degli eventi legati all’ Esodo. Secondo Freud, il Mosè biblico e Amenhotep IV, meglio conosciuto come Akhenaton “Il Mosis“, erano la stessa persona (S. Freud, “L’uomo Mosè e la religione monoteistica”, Bollati-Boringhieri ). La storia dell’ esodo, di Mosè, di sua moglie Sefora o Zippora, di sua sorella Miriam, di suo fratello Aronne, di suo suocero Jethro, è collocata in un periodo non ben definito. Gli storici infatti non sono ancora riusciti a stabilre una data certa per l’ esodo. Varie sono le soluzioni da sempre al vaglio degli esperti, ma nessuna trova la collocazione temporale giusta. Gli archivi storici egiziani non ci aiutano molto in proposito, visto che l’ episodio “presunto storico“ non risulta al momento trascritto da alcun compilatore egiziano. Racconti molto simili sono riportati da compilatori egiziani che danno molto risalto invece a personaggi che partendo da Yusuf-Yuya (il probabile Giuseppe), capo dei ministri del Faraone Thutmosi IV, arrivano ad Akhenaton, sua moglie Nefertiti, la Regina Tiy e ancora Ti, figlia della casa di Levi, nonché balia israelita della coppia “Akhenaton-Nefertiti“. Altro attore protagonista del periodo è il fratello di Akhenaton, Smenkhkare, nipote di Yusuf-Yuya il Visir e figlio di Ay (quest’ ultimo fratello della madre di Akhenaton,Tiy). In  seguito anche Smenkhkare divenne Faraone con il nome di Smenkh-Ka-Ra-On del cui nome deriva “Aaron“ (Aronne). Ad avallare questa versione alternativa sono scrittori come Ahmed Osman (“The house of the Messiah“, London, Harper-Collins), James Baikie (“The Amarrage“, London, A.C. Black), Cyril Aldred (“Akhenaton, King of Egypt“, London, Thames & Hudson) e tanti altri. Risalto corposo bisognerebbe dedicare a Miriam,  sorella di Mosè-Akhenaton e di Smenkhkara-Aronne e ai loro genitori Amran e Jokebed. E che dire delle dodici tribù d’ Israele ed in particolare della casa di Juda, dalla quale discenderà  Davide,“L’ Unto del Signore?“. Una caratteristica dominante emersa dalla lettura dell’ Antico Testamento è la “durezza“ del Dio di Israele. Un Dio che secondo la mia personale interpretazione, si pone alla stregua di En.Lil, il Dio del Comando. Peculiarità caratteriali molto simili sono infatti riscontrabili tra i due “Dei“. Nel racconto mesopotamico dell’ “Epica di Gilgamesh”, fu En.Lil. a decretare il diluvio, un Dio però che nulla potè fare per evitare l’ evento catastrofico, poiché non dotato di “onnipotenza“. Fu En.Lil. ad essere definito “Signore della Montagna“ e fu En.Lil. ad essere considerato un Dio dalle dure regole imposte agli uomini e perciò temuto. Analogamente nella Bibbia è ricorrente la “furia“ di Yahweh. Punizioni, maledizioni, stragi sono più volte compiute a danno del popolo d’ Israele. Per non parlare di quei popoli letteralmente ridotti in cenere perché estranei alle leggi imposte col terrore dal “Dio degli eserciti“. A conferma di tale durezza, la Bibbia è piena zeppa di episodi duri e  cruenti. Senza scendere nei particolari del periodo dei 40 anni del girovagare del popolo israelita nelle terre della penisola del Sinai o delle famose “Guerre di Yahweh“, basterà citare l’ episodio che vede Abramo cacciare il figlio Ismaele e sua madre Agar con il beneplacito di Dio. Uomini come Giosuè, Davide, Salomone, ispirati dalle “guerre sante“, sono stati protagonisti di eventi  che ad una attenta lettura biblica fanno accapponare la pelle. Nel racconto biblico Yahweh o Geova interpreta molto bene il ruolo del Dio mesopotamico En.Lil., tanto che i due “ Signori del Comando“ assumono un aspetto “antropomorfo“, piuttosto che “divino“. E allora mi viene spontaneo un concetto epicureo, tratto dalla dottrina filosofica  di Epicuro di Samo (n.341 a.c.) : “Se Dio vuole impedire il male ma non è in grado di farlo, allora non è onnipotente. Se è in grado di farlo ma non vuole, allora deve essere malvagio. Se non può e non vuole, perché chiamarlo Dio?“. Dopo una delle mie solite digressioni, ricominciamo da un punto lasciato in sospeso : “L’Unto del Signore“. Tale definizione appartenente a Davide, Re d’ Israele, ci conduce finalmente a Gesù il “Messia“, “L’Unto“, il  “Cristo“ . Congediamoci pertanto dai testi egizi e mesopotamici servendoci d’ora in poi di testi “gnostici“ tanto avversati dall ‘ortodossia cristiana ‘ di Roma. Le note che daranno seguito a questo articolo, sarà bene ribadirlo, sono  il prodotto della mia personale e controversa interpretazione dei testi quivi menzionati.  Potrà apparirvi azzardata, sconcertante, sicuramente possibile di aggiustamenti, ma comunque essa è la risultanza di riflessioni di chi oggi ve la propone. Laurence Gardner da tempo cerca di dirci velatamente  chi era Gesù, Yehoshua Ben Yosef in ebraico (Jeovah salva,il figlio di Giuseppe). Nel farlo usa un metodo criptico che, se accettato dal mondo accademico,  tenderebbe a far riscrivere duemila anni di storia cristiana. Credo sia venuto il momento di rompere gli indugi. Chi era Gesù? Gesù o Yehoshua Ben Yosef era il discendente diretto della “Casa del Dragone Messianico”, per dirla in breve, un Anunnako !! Ritengo sia superfluo riprendere il filo conduttore che inevitabilmente ci ricondurrebbe sul binario “extraterrestri“. Credo sia chiaro a questo punto il concetto. Se Gesù era un Anunnako, era anche”figlio” di un Dio anunnako. Dell’ aspetto divino abbiamo già argomentato e quindi non ci resta che toccare l’ aspetto “ umano“ di quel grande mistico che fu Gesù. Alcuni amici, con i quali dialoghiamo spesso sugli argomenti trattati su “Area di confine“ , a volte si soffermano su alcuni passaggi  evangelici. Nel Vangeli di Marco (15:34) e di Matteo (27/46) si afferma : “All’ora nona Gesù gridò con gran voce, dicendo : “Eloi, Eloi (o Eli), lamma sabactani ? “(mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato ?). A parere di questi amici i termini Eloi o Eli sarebbero stati confusi per difetto di pronuncia con “En.Lil.“. E’ un’ipotesi, ma, a mio parere, cozza con la ricostruzione di queste pagine, dove Gesù discenderebbe direttamente dal padre di Qayin, En.Ki. . Non dimentichiamo poi l’ altra possibile traduzione dell’ invocazione di Gesù riferita al profeta Elia.  Nel Vangelo gnostico di Giuda, da qualche anno in circolazione, c’ è un passaggio dove Gesù, rivolgendosi a Giuda, dice in sintesi : “Vedi Giuda, tu hai compreso bene chi è il mio vero Padre, ma gli altri undici apostoli pregano un Dio (Yahweh) che non è mio Padre“(“Il Vangelo di Giuda, a cura di R. Kasser-M. Meyer-G. Wurst e con un commento di B. D. Ehrman, National Geographic). Secondo il mio parere, Gesù non era il figlio di Dio come ci è stato detto in questi due millenni. Quando Gesù si riferiva al “ Padre”,  non si riferiva al “Padre“ di un “unico“ figlio, ma al “Padre“ di “tutti“ i suoi figli e quindi di “ noi uomini tutti“. Ci sarebbe poi un’ altra possibile spiegazione, ma questa la lasciamo scoprire a voi se vorrete ampliare  le vostre conoscenze. Insomma, Gesù forse era un grande mistico, un grande filosofo, un uomo dotato di grande carisma, un grande eroe positivo, ma non era il figlio di Dio come ci fu imposto da Saulo di Tarso, San Paolo. “Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione, una chiesa, che portassero il suo nome; mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, per ristabilire cioè l’ alleanza fra Dio e gli uomini; non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio; mai ha detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona, e con una vaga entità immateriale denominata Spirito. Gesù non ha mai dato al battesimo un particolare valore; non ha istituito alcuna gerarchia ecclesiastica finchè fu in vita; mai ha parlato di precetti, norme, cariche, vestimenti, ordini di successione, liturgie, formule; mai ha pensato di creare una sterminata falange di santi. Non è stato lui a chiedere che alcuni testi, i vangeli, riferissero i suoi discorsi e le sue azioni, né ha mai scritto alcunché, salvo poche parole vergate col dito nella polvere. Gesù era un Ebreo, e lo è rimasto sempre sia quando, in Matteo 5, 17, ha detto : “Non pensiate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti; non sono venuto per abolire ma per dare compimento“ ; sia quando, sul punto ormai di spirare, ha ripetuto l’ attacco straziante del Salmo 22 : “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Corrado Augias-Remo Cacitti,“Inchiesta sul Cristianesimo”, Mondadori). Il contesto storico nel quale Gesù fa la sua apparizione è segnato da disordini di ogni genere. Gli Ebrei attendevano un Messia (dall’ ebraico Maisach, “ungere“),”l’Unto“, che doveva finalmente liberare il popolo dall’ oppressione romana. Isaia nel 735 a.c. così profetizzava: “Ascoltate ora, o casa di Davide…Ecco una Vergine concepirà, e partorirà un Figlio, e chiamerà il suo nome Emmanuele(Isaia 7: 13-14). Maria e Giuseppe però non chiamarono Emmanuele(Dio è con noi) il loro primogenito, ma Gesù. Le scritture indicano il “nuovo“ Messia come Gesù il Nazareno (o Nazoreo, definizione settaria), che nulla aveva a che fare con il presunto ed errato riferimento a Nazareth. Maria e Giuseppe, futuri genitori di Yehoshua e pertanto nazareni, erano profondamente vincolati alla comunità essena di Qumran, che vedrà fra i proseliti Giovanni Battista , Giacomo, fratello di Gesù, e precedentemente Sansone e Samuele( Antico Testamento). Gli Esseni devono il loro lignaggio ai “Maestri Artigiani dei Terapeuti Egiziani”, gemmazione della“ Grande Fratellanza Bianca” di Thutmosi III. La comunità di Qumran (famosa località per il ritrovamento dei Rotoli del Mar Morto), prevedeva regole rigidissime, alle quali dovevano sottoporsi i due sposi messianici, in questo caso Maria e Giuseppe. Ad un primo periodo di fidanzamento di tre mesi, fissato dalle “regole“, faceva seguito un primo matrimonio ufficiale nel mese di settembre. I rapporti sessuali erano autorizzati però solo nella prima metà di dicembre , poiché il Discendente messianico “doveva“ nascere nel   mese di settembre. In caso di concepimento, si procedeva all’ ufficializzazione del secondo matrimonio, ma solo dopo ulteriori tre mesi, e quindi nel mese di marzo, onde preservare il tutto da un possibile aborto. In caso di mancato concepimento, i rapporti sessuali venivano sospesi in attesa del successivo mese di dicembre. Pare però che le “regole“ non siano state rispettate. Il non rispetto delle “regole“ creò non pochi problemi alla coppia messianica. Gesù infatti dovrebbe essere nato nel marzo del 7 a.c. e qualcuno indica la data del primo dello stesso mese. Fu necessario quindi, visto l’ eccezionalità dell’ evento, ricorrere ad uno stratagemma. Il rito dell’ “Unzione“ della coppia fu sancito dal Sommo Sacerdote Abiatar (il designato Gabriele), che approvò di fatto il parto, nonostante la pesante “infrazione“. Particolare interessante emerge dal “Vangelo di Filippo”, che i Codici di Nag Hammadi (Egitto) hanno riportato recentemente alla ribalta insieme ad altri Vangeli, tra i quali quelli di Tommaso e di Maria Maddalena. In quel di Filippo si afferma: “Alcuni dicono che Maria concepì per mezzo dello Spirito Santo. Sbagliano. Non sanno quello che dicono”. Oggi, grazie ai ritrovamenti di innumerevoli Vangeli emersi dalle sabbie dei deserti, è possibile avere un quadro più completo della storia di Gesù. Il Concilio di Trento (1546) cancellò definitivamente Vangeli definiti “gnostici“, non allineati e celebrò la canonizzazione solo di quattro Vangeli , quelli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Dall’ attenta lettura dei Vangeli si trae un comportamento poco pacifista e molto” umano” del Cristo. In Matteo 10:34 Gesù dichiara: “Non pensiate che io sia venuto a mettere pace in terra, io non sono venuto a mettere la pace, anzi la spada” ; in Luca 22:36 : “Chi non ha una spada, venda la sua veste e ne comperi una“. Frasi come queste confermano che l’ Unto, il Messia, il Cristo, rivolgendosi al suo popolo, si proponeva come il nuovo “Re d’ Israele“, come la Discendenza Dinastica Regale Davidica prevedeva. Non a caso, nell’ episodio della crocifissione, era stata posta sulla croce una targhetta riportante l’ iscrizione “INRI”, che stava ad indicare “Gesù Nazareno Re dei Giudei“. La vita di Gesù, come noi la conosciamo,  è avvolta da una nebbia fittissima. Per sommi capi ne conosciamo la nascita e la morte, ma non sappiamo quasi nulla del tempo intercorso fra i due eventi. Grazie ai racconti evangelici altre figure emblematiche emergono al fianco del Cristo: i Sacerdoti, gli angeli, gli apostoli e Maria Maddalena. I Sacerdoti ebrei del tempo, a seconda dell’ importanza del ruolo occupato, potevano assumere come secondo nome quello degli Arcangeli o dei Patriarchi. Per fare qualche  esempio, all’ epoca, Zaccaria il Sacerdote era per gli Ebrei anche il Sadoc-Michele, Simeone era l’ Abiatar-Gabriele, Gionata Anna era l’ Arcangelo Sariel o l’ Elia. Altri appellativi dei quali si avvalevano erano anche “Padre“, “Figlio“, “Spirito”. In una di queste circostanze Simone Zelota era il “Padre“ e in altri casi ancora, Mosè, Aronne, Miriam, erano secondi nomi dei Sacerdoti o Sacerdotesse. Quando Gesù si incontrava con l’ Arcangelo Michele, con Mosè o con Elia, con chi si incontrava realmente,con figure appartenenti ad un regno “non terrestre“ o con i Sacerdoti ebrei di Gerusalemme?Per quanto concerne gli angeli, la Bibbia ne descrive due categorie. La prima categoria li distingue in esseri dall’ aspetto umano inviati dal “Signore” come “messaggeri”(tale infatti è il significato letterale di angeli). Alla seconda categoria di angeli appartengono esseri vendicativi con terribili poteri distruttivi. Invero c’ era una terza categoria di angeli (Serafini, Cherubini), che però non avevano un aspetto umano, bensì di mezzi meccanici altamente tecnologici (vedi Daniele 7:9, Isaia 6: 1-2, Ezechiele 1). L’ ultimo capitolo del nostro articolo si occuperà della “crocifissione“ e di Maria Maddalena. Fonti alternative affermano da sempre che Gesù non salì sulla croce. Al momento della crocifissione vi fu uno scambio di persona. Questo misterioso personaggio si chiamava Simone (Simone il cireneo). La tesi che Gesù non sia spirato sulla croce , ma dopo vari anni di predicazioni su altri luoghi della terra, è corroborata dai Mussulmani e dai Cavalieri Templari,  che la pensavano allo stesso modo. La tomba del Cristo fu trovata vuota e ciò rese plausibile la possibilità di un Gesù scampato al martirio. Maria Maddalena, costretta alla fuga da Gerusalemme, portò con sé il “frutto” dell’ amore di Gesù. Molti sono gli indizi che supportano questa “eresia gnostica”. Numerosi documenti la ritraggono come colei che sbarcando sulle coste francesi della Provenza, diede continuità alla famiglia della “Casa del Sangue Reale del Dragone Messianico, la discendenza degli Anunnaki, il Sacro (Santo) Graal” . Ma questa è un’ altra storia. Testamentari della vita di Gesù furono i Desposyni (parola greca che significa “del Maestro”). Appartenenti alla stirpe di Yehoshua il Messia, i Desposyni furono perseguitati ed uccisi, cosicché parte della storia del lignaggio davidico della discendenza messianica andò perduta per svariati secoli, rimasti nell’ oscurantismo più bieco. Fortunatamente qualcosa rimase sepolta nei deserti di quelle terre e oggi, grazie ai ritrovamenti archeologici, abbiamo una documentazione in grado di supportare la nostra ricostruzione. Gesù era consapevole del suo lignaggio “extraterrestre”? Quando si riferiva al “Padre”, a chì si riferiva, al “Padre di Israele, Yhaweh-En.Lil”,  al suo “Padre spirituale” inteso come sacerdote , a suo “padre, Giuseppe”, o ad un “essere extraterrestre”, Signore della terra, En.Ki. ? Questa, è una bella domanda! E’ tempo di risposte amici lettori. Forse è giunto il momento che qualcuno magari ci dica qualcosa di più. “Se decidi di leggere un libro, inizia dalla prima pagina, non dall’ ultima”

P.Albanese