San Severo, dieci ragazzi giocheranno a pallone con papà nel carcere Il 24 gennaio, si iniziativa del direttore Patrizia Andrianello e del commissario Giovanni Serrano

0
3234

Giocare a pallone con papà nel carcere. E’ l’iniziativa dell’istituto penitenziario sanseverese, che ancora una volta si apre al mondo esterno.Protagonisti saranno i figli di dieci detenuti, che potranno vedere il proprio padre in un contesto diverso e trascorrere una giornata “speciale”, anche se dietro le sbarre.

Mercoledì 24 gennaio, a partire dalle 10.30, nell’Istituto Penitenziario scenderanno in campo sport e sentimento, grazie alla “partita con papà”. L’iniziativa, fortemente voluta dal direttore Patrizia Andrianello e dal commissario Giovanni Serrano, sottolinea come la finalità del recupero sociale necessiti della partecipazione attiva dei soggetti detenuti e come possa essere meglio raggiunta grazie alla cura dei contatti umani e affettivi.
L’organizzazione dell’evento solidale ha visto la collaborazione attiva del volontario Luigi Talienti, che ha curato l’aspetto sportivo insieme all’Acsi e del Cpia1, l’Istituto Provinciale di Istruzione per gli Adulti, nelle persone del dirigente scolastico, Antonia Cavallone e della referente della Funzione Strumentale, Maria Soccorsa de Litteriis, che doneranno alcuni giochi alle famiglie coinvolte.
“Con questa iniziativa – sottolinea Talienti – si completa il quadro delle iniziative di solidarietà, realizzate già a Foggia e Lucera, sempre con l’obiettivo di curare l’aspetto delle genitorialità. Non bisogna mai dimenticare il diritto, valido anche per i figli di detenuti, di mantenere un legame affettivo e di non essere colpiti da una sentenza di cui non hanno alcuna colpa”.
A tale scopo, alla fine della partita e dopo la distribuzione dei doni, è previsto un banchetto che consentirà ai detenuti di trascorrere un momento di condivisione importante con le proprie famiglie.
“Non perdere i propri rapporti familiari è fondamentale per il recluso – sottolineano dall’Istituto Penitenziario – e sostenere questi legami è vantaggioso per il reo, per il figlio, ma anche per la società. In questi casi gli episodi di violenza e di insubordinazione diminuiscono rispetto a quelli dei detenuti che hanno cessato ogni rapporto familiare”.